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Diario di bordo della seconda edizione del Festival Aut-Out-Aut
Proprio perché tutto è rappresentazione, e ogni rappresentazione è relazione, allora tutto ciò che è rappresentabile viene in qualche modo a raffigurarsi come relazione. Relazione è così l’essenza astratta di ogni cosa. (Giorgio Colli, Filosofia dell’espressione, Adelphi)
IL NOSTRO VIAGGIO - SECONDA PARTE
12 dicembre
TERZA GIORNATA - 12 DICEMBRE 2024
Iglesias
Il percorso del festival prosegue nella città che ha deciso di far crescere il progetto Aut Out Aut all’interno delle sue mura, per creare una frase urbana ricca di significati simbolici che leghi la popolazione agli spazi che la ospitano, per lasciar libere di essere le sue diversità fra le molteplici caratteristiche che la compongono. La Dolce Vita – lounge bar, la miniera di Monteponi, la sala Remo Branca, il teatro Electra e la biblioteca comunale sono stati i luoghi scelti per creare una dinamica che tenesse viva la partecipazione del pubblico agli eventi culturali del festival. Fondamentale è stato il coinvolgimento dell’Associazione Amici della vita e di molti dei suoi iscritti che hanno partecipato attivamente sia alle performance durante le presentazioni dei libri, guidate dal regista Senio Giovanni Barbaro Dattena, che in qualità di pubblico presente. Impagabile, l’impegno profuso dall’Assessora alle politiche sociali Angela Scarpa che, nonostante l’amministrazione non fosse abituata ad eventi del genere, ha garantito la massima disponibilità economica, logistica e organizzativa, grazie alla collaborazione di Iglesias Servizi, anche nelle persone di Marco Vacca e Attilio Usai e delle guide che hanno permesso gli spettacoli in miniera.
Miniera di Monteponi, ore 16.30
La location si presta ad essere vissuta in una narrazione letteraria che trasporta i partecipanti all’interno di performance del camminare lungo un viaggio interno a noi stessi. Nell’immaginare di oltrepassare le pareti del buio che compongono la miniera, fra le luci già presenti e quelle portate dalle guide, ci si immerge ne La Zattera sui Monti di Fernand Deligny e il suo insegnamento che porta a concepire il lasciar stare e il lasciar essere dei ragazzi autistici per quello che sentono, senza il giudizio sociale che li opprima.
Nicola Turrini ci trasporta dentro le ligne d’erre – impropriamente tradotte in italiano come le linee d’erranza – quei tracciati che conducevano sia i ragazzi “altri” che gli operatori del centro che gestiva Deligny, nel percorso che lo stesso indicò come libertà di espressione e del vivere nella diversità del linguaggio, fino al silenzio. Quale luogo più opprimente e claustrofobico di una miniera, che ha visto la sofferenza del lavoro ad ogni costo liberarsi delle sue catene e diventare un momento di riflessione e di cultura mineraria imprescindibile per capire il vero senso della vita? Per Fernand Deligny, i ragazzi autistici dovevano esser capiti per quello che erano, ognuno nel suo percorso.
Sala Remo Branca, ore 18.00
Si ritorna nella location che ha visto Aut Out Aut affascinare con le sue modalità il pubblico partecipante alla prima giornata dell’edizione del festival dello scorso anno. Sedie dislocate e sparse per l’intera sala senza un perché e lontane dalla classica disposizione, per ottenere quel disordine emotivo che stimola la riflessione sul già dato, l’ovvio e il “normale” che sia.
Questa volta, in collegamento c’è Alberto Vanolo che presenta La città autistica, la sua idea di inclusività che deve offrire le necessità dell’altro a partire dall’empatia e dal sentire comune. Con la partecipazione della prof.ssa Roberta Fadda del Dipartimento di Psicologia, Pedagogia e Filosofia dell’Università di Cagliari e l’architetto Enrico Chirigu, il dialogo si è spostato sulle possibilità che la stessa città di Iglesias potrebbe offrire. Nel mentre, l’attore Senio Giovanni Barbaro Dattena ha trascinato il pubblico in alcune delle città invisibili di Italo Calvino, raccontando la fantasia come strumento per andare oltre le barriere del possibile.
Teatro Electra, ore 19.00
E’ l’autrice di Guida galattica per persone autistiche e Autistiche, Clara Tornvall ad aprire il collegamento col teatro e le persone presenti, complimentandosi per l’iniziativa e augurandosi che anche nella sua Svezia potesse nascere un’iniziativa come Aut Out Aut che collega i diversi linguaggi dell’arte per creare nuove possibilità di espressione per tutti coloro che non riconoscono come unica e valida quella del semplice linguaggio sociale. La Tornvall ha scoperto il suo autismo in età adulta, attraverso la letteratura e la poesia, grazie ad autrici come Emily Dickinson. Anche qua, il prezioso sostegno della
prof.ssa Roberta Fadda, in veste anche di interprete, ha dato modo di interrogarci su come il riconoscere l’altro, se differente nelle caratteristiche comuni, sia un problema di accettazione della diversità come ricchezza e approfondimento culturale.
E degli outsider nella musica – quell’out che separa i due Aut nel nome del festival deriva proprio dall’abbreviazione di questa parola inglese – racconta il libro Il rock di padre in figli del compianto giornalista e dj di Virgin Radio Massimo Cotto. Attraverso le parole e le canzoni di gruppi come Velvet Underground, Joy Divison, Elvis Presley interpretate dall’amico dell’autore Mauro Ermanno Giovanardi dei La Crus, accompagnato da Raoul Moretti all’arpa elettrica e Ludovico Sebastian Muroni alla tromba e al corno, la serata ha preso la piega del ricordo, come sequenza temporale di un vissuto che trascina il suo insegnamento oltre un presente sempre più povero di stimoli. Ed è di quella libertà di sentire se stessi nell’arte della musica “altra” che racconta a suo figlio il padre Massimo che riesce a trovare il bello anche dove sembra non esserci.
13 dicembre
QUARTA GIORNATA - 13 DICEMBRE
Facoltà di Studi Umanistici – Università di Cagliari, ore 10.00
A causa dell’allerta meteo per la mattina del 12 dicembre, abbiamo dovuto accorpare i due interventi previsti in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia, Pedagogia, Filosofia in un’unica mattinata, il 13. Sia l’incontro con Gianluca Solla e il suo libro su Walter Benjamin che quello con Nicola Turrini e il suo libro su Fernand Deligny si sono tenuti, susseguendosi, con il coordinamento della prof.ssa Roberta Fadda. Benjamin, autore importante per il tema dello studio del particolare, delle soglie e dell’interesse per la vita degli oggetti, racconta i Passages di Parigi come un luogo dell’anima in cui tutto torna e può esser visto sempre in un’ottica diversa, come diversi sono gli sguardi che li popolano e che oltrepassano i suoi confini. Deligny, maestro elementare, osteggiato dai pedagogisti, dai filosofi, entra di fatto e di diritto fra i banchi dell’Università, per rompere quegli schemi accademici che riducono spesso il pensiero libero in mero oggetto di studio.
Iglesias
La Dolce Vita, Lounge bar, ore 10.00
Le colazioni letterarie
Christian Castangia, maestro elementare dallo sguardo altro, incontra la poetessa Donatella Bisutti e la poesia del suo libro di aneddoti Ogni rosa ha le sue spine e del potere delle parole, della forza che hanno nell’essere uno strumento fondamentale per la riuscita del linguaggio dell’incontro.
Miniera di Monteponi, ore 16.30
Grazie al lavoro del regista Senio Giovanni Barbaro Dattena, Monteponi diventa per un’ora un luogo ancora più misterioso in cui un essere vivente, non si sa se animale o umano, percorre lo spazio in un parlare frenetico, come nel racconto di Franz Kafka La Tana, dove il nemico da cui si sente perseguitato è in realtà dentro se stesso.
La metamorfosi viene rappresentata attraverso il corpo della danzatrice Luana Maoddi che raccoglie la sua trasformazione in un insetto nell’idiosincrasia con le pareti e l’ambiente interno alla miniera.
Gianluca Solla, racconta un aneddoto della vita di Kafka, narrato nelle lettere a Felice Bauer, dell’incontro con la statua di marmo di un nano a grandezza naturale nella chiesa gotica di Santa Anastasia che porta una fonte battesimale con un’espressione di gioia in viso. La diversità e lo stupore nel scoprirla lì dove forse non è concessa, racchiude un momento delicato e intimo del riconoscersi con l’altro, anche se raffigurato e non umano.
Sala Remo Branca, ore 18.00
Dal teatro Electra, ci spostiamo presso la sala Remo Branca a causa del riscaldamento non funzionante e delle temperature rigide del giorno prima. L’incontro partecipato con Daniele Serra e il suo Visioni è un laboratorio aperto a tutti sul tema dello sguardo che nasce dall’ombra.
Il riconoscersi è il momento in cui l’altro incrocia i miei occhi. Nei personaggi informi di Daniele (e in quelli dei racconti di Kafka), è solo lo sguardo ad essere presente nella sua interezza. Proviamo a disegnarlo con il pubblico presente e numeroso. Consegniamo ai più delle cartelle su cui poggiare un foglio e una matita senza gomma, mentre altri partecipano con il loro materiale, come da nostre indicazioni. Ludovico Sebastian Muroni, il braccio destro di Daniele in questo “agere”, passa fra le sedie disposte intorno a lui e dà delle indicazioni mentre l’autore risponde alle ormai temute domande del direttore artistico.
Donatella Bisutti, di seguito, incontra Francesco Occhetto sul suo testo Le parole magiche che introduce la splendida antologia sui poeti iraniani curata anche da Francesco stesso. Le letture in lingua farsi sono di Mostafa Ghoratolhamid, in italiano di Gilberto Ganassi. Cogliere le immagini dell’altro in Medio Oriente, sentire una diversa solitudine nei versi, è un abbandono al destino del poeta che sa di esistere per quel poco che basta a non esserci più.
Tocca ad Aldo Nove cimentarsi con il suo alter ego Antonello Centanin lungo il suo percorso nel libro Pulsar. È una sequenza temporale che parte dalle origini di una vita, percorrendone lenta i primi anni, dimenticando gli ultimi in una controversa disamina, senza fine. C’è un dialogo con se stesso che si articola in frammenti kafkiani, che parte da un cortile tana del protagonista in cui la madre era pelle che cominciava dove finiva il rumore di gallo schiacciato di una fabbrica vicina, in cui la nonna mangiava zuccherini colorati da una scatola di colore verde, rosso, arancione e giallo, muovendo pianissimo la lingua. È un ricordare per immagini, quei frammenti che ne costruiscono gli spigoli.
Prende la parola Silvio Raffo, altro grande outsider della serata, col suo romanzo I tuoi occhi nel buio in compagnia di Christian Castangia e la performance diventa lo stesso autore che si inserisce nella trama del suo linguaggio per estrarre dal cilindro un altro sè stesso.
14 dicembre
QUINTA GIORNATA - 14 dicembre
Iglesias
La Dolce Vita, Lounge bar, ore 10.00
Le colazioni letterarie
Silvio Raffo presenta L’io escluso, una performance poetica sul significato dell’esclusione, del non essere accettati, del sentirsi diversi ma con qualcosa da dire a se stessi e al mondo. Fra i suoi versi e quelli di alcuni importanti poeti dimenticati dall’establishment ufficiale.
Miniera di Monteponi, ore 15.30
Francesco Occhetto porta nella tana di Franz Kafka i versi inediti delle poetesse iraniane che dal carcere in cui sono rinchiuse scrivono poesie di libertà che superano le barriere della prigionia. L’attrice Maria Loi e i Brigata Stirner sostengono la performance con insonorizzazioni e letture, e la chiudono con un tributo toccante dedicata alla Palestina.
Castello Salvaterra, ore 17.00
Al Castello, ci accoglie una mostra sugli strumenti di tortura ai tempi dell’Inquisizione che ricorda in parte l’ambientazione del racconto Nella colonia penale di Franz Kafka, con una gabbia in cui uno scheletro rievoca quella del Digiunatore. Ci spostiamo al piano di sopra, dove Gianni Usai racconta il suo romanzo Il peggiore in compagnia di Christian Castangia dentro una stanza che ricorda la scatola di una macchina fotografica.
Corrado Gremioli, il protagonista, è in coma e viene sottoposto alla procedura di estrazione dei ricordi, in un futuro prossimo in cui la tecnologia è in grado di leggere la memoria degli esseri umani, e un algoritmo è in grado di giudicarne la condotta per stabilire chi abbia diritto alle cure. Gremioli è un fotografo, e con la sua camera ha, fra l’altro, racchiuso con interesse morboso gli attimi dell’imperfezione e della diversità umana; gli stessi che erano presenti in quella stanza del Castello, stretti e inscatolati, fra un pubblico eterogeneo.
Sala Remo Branca, ore 18.15
La performance La difficoltà della condivisione di Silvio Raffo apre il dialogo fra il poeta e l’attrice Maria Loi per la presentazione della silloge L’estasi insicura che nella sua tradizionale anticonformista liricità, spiega con la condivisione del gesto dell’incontro la sua innata propensione all’essere se stesso, in un mondo dove l’omologazione tende sempre più ad una presunta normalità ormai non più facilmente riconoscibile.
Il piccolo attore Leonardo Diana prende la scena interpretando il ragazzino protagonista del romanzo di Alessandro De Roma, Grande terra sommersa, interrompendo il racconto dell’autore di continuo, come a voler ribadire la presenza dell’attimo dell’esserci, nonostante un futuro che incombe inesorabile fra le parole che scorrono. Le continue dissonanze di Leo che si accordano fra loro, hanno l’effetto di scombinare il narrare di De Roma che si fa rubare la parola partecipando al gioco con grande stile e sensibilità. Si parla di un ragazzino rimasto solo con i suoi sensi di colpa, in una vita che lo priva degli affetti più cari facendolo sprofondare dentro quel sé rimasto orfano di ciò che credeva di essere stato. Una storia di assenze, di vuoti che trascina la solitudine ad incontrarne altre, fino a quella presunta rinascita che spiega le sue ali sul proseguo dell’esistenza.
Bianca Pitzorno, in collegamento streaming, prende la parola per raccontare le storie degli animali che l’hanno accompagnata nella vita. Alessandro De Roma conduce la chiacchierata che verte sull’altro essere vivente in relazione all’uomo, che cerca di carpirne l’essenza nel rispetto delle parti, cosa che non sempre avviene. L’autrice stessa si pente di aver avuto dei rapporti di scarsa sensibilità nei confronti di gatti, tartarughe e altri piccoli amici che guidati da un sentire sociale omologato non le ha permesso di riflettere adeguatamente sull’importanza del riconoscersi, sul vero significato dell’altro, chiunque esso sia. Un passaggio verte su un altro libro caro alla Pitzorno, Il sogno della macchina da cucire, in cui il gesto ripetuto di una sartina, riusciva a creare relazioni fra gli esseri umani in attesa di un prodotto che rendesse speciali i loro momenti più importanti.
Chiude la serata il premio Strega per la poesia, Stefano Dal Bianco con l’attrice Maria Loi. È un libro che fa compagnia Paradiso, forse per questo suo invitare alla quiete a rasserenarsi ancora, senza sprofondare nella noia di un paesaggio che porta il particolare a essere differenza. E il cane Tito abbaia il buio fra gli stecchi, quel nemico nascosto e invisibile nel bosco. Lui però lo sente, come il personaggio del racconto La tana di Franz Kafka che non sa di essere lui stesso. È quel filo di ragnatela che taglia la faccia, o un altro filamento che non deve essere importante, anche se da parte a parte, ci attraversa veramente. La strada da percorrere non spaventa le solitudini, se all’unisono si seguono passo dopo passo. Lanciare un sasso e poi un altro e un altro ancora, questo gesto che si ripete, questa distanza che si definisce col lancio fra il braccio che tende e il sasso che arriva, quanto può essere lunga? Delimita un confine del rapporto, che lascia liberi i perimetri di aprirsi e far entrare l’attesa che accoglie i protagonisti per fissarli in un’immagine d’insieme.
SESTA GIORNATA - 14 DICEMBRE
Iglesias
Le colazioni letterarie
Stefano Dal Bianco, Francesco Occhetto, Silvio Raffo e la redazione della rivista poetica Erbafoglio, con Antonello Zanda e Alessio Liberati si incontrano per regalarci altre poesie recitate per una chiusura festival che sa di malinconico arrivederci.
Iglesias – Piazza Municipio, ore 17.00
Il pomeriggio, gli allievi del laboratorio del regista Senio Giovanni Barbaro Dattena, invadono piazza municipio e le vie del centro cittadine con una performance intitolata Outsider in cui l’incontro fra persone più disparate tende ad un abbraccio non percepito, tenuto a bada fino all’esplodere dei sensi, in un contatto figlio di un riconoscersi.
CineTeatro Santa Barbara, ore 18.30
Evento Extra
La proiezione del film di Tore Manca, Erkinder non ha potuto essere per dei problemi tecnici della struttura della location.
Alessandro Muroni
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CONTATTI
Alessandro Muroni Direttore artistico, ideatore e referente del progetto AutOutAut
Pierangelo Cappai Presidente Diversamente Odv
Roberta Fadda Referente per i processi bio-psico-sociali dell’abitare indipendente